Una De Gasperi.
La passione politica al servizio
di una devozione filiale
Beppe Tognon
Presidente della Fondazione trentina Alcide De Gasperi
Perdiamo un pezzo importante della memoria storica del nostro Paese. Una testimone diretta e privilegiata dei travagli e delle rinascite che hanno animato un intero secolo di storia. Ieri, all'età di 99 anni, ci ha lasciato Maria Romana De Gasperi, la figlia primogenita dello statista trentino che legò il suo nome alla Ricostruzione democratica dell’Italia e di sua moglie Francesca.
Figlia amatissima, stretta collaboratrice, biografa devota: la presenza di quel padre tanto importante ha attraversato ogni fase della lunga e travagliata vita di Maria Romana. Nata a Trento nel 1923, pochi mesi dopo la Marcia su Roma e l’avvento di Mussolini, la sua infanzia si sviluppa tra le ansie per la persecuzione a cui il regime condanna il padre che, dal carcere, si rivolge a lei con lettere colme di affetto che tradiscono il desiderio di non compromettere la serenità familiare, nonostante tutto. Maria Romana lo confermerà spesso ricordando quegli anni: le rinunce e le preoccupazioni dei suoi genitori non impedirono a lei e alle sue sorelle Lucia, Lia e Paola di crescere in un contesto amorevole e fiero, capace di trovare conforto nella fede.
In quel lungo esilio interno, che durerà dal 1927 al 1943, Maria Romana impara a conoscere e amare la limpidezza d’animo del padre e la generosità della madre Francesca. Fin da ragazza Maria Romana decide di mettersi al fianco del padre: dopo la caduta del fascismo, nel bel mezzo dell’occupazione nazista di Roma – dove la famiglia ha preso residenza e dove Maria Romana vivrà per tutto il resto della vita – inizia a collaborare alla sua attività politica, agendo come staffetta e portando in bicicletta messaggi e comunicazioni al gruppo di ex popolari che in clandestinità stava dando vita alla Democrazia Cristiana.
Il padre ne ha stima e fiducia, tanto da volerla con sé come Segretaria particolare una volta chiamato al governo alla fine del conflitto. Senza attribuirle però alcun compenso, avrebbe tenuto a precisare lei, ricordando quel rigore paterno che lo portava a considerare sbagliato che una stessa famiglia gravasse due volte sulle casse dello Stato.
Negli anni del dopoguerra segue il padre in molti viaggi in Italia e all’estero, incluso quello famosissimo negli Stati Uniti nel 1947 che segnerà l’ingresso dell’Italia nell’orbita atlantica. In quell’occasione un fotografo la ritrae, giovane e sorridente, tra il padre e l’ambasciatore Tarchiani: uno scatto che immortala la voglia di rinascita dell’intero Paese.
Quando alcuni anni più tardi il padre muore, il 19 agosto 1954, nella piccola casa di Sella in Valsugana, lei si sente investita di una nuova missione che ne contraddistinguerà tutto il resto della vita: custodirne la memoria di fronte a un Paese che con facilità innalza agli altari e ancor più facilmente dimentica. Tanto più avendo visto con quanta sofferenza suo padre dovette piegarsi alle scalpitanti ambizioni di un ceto politico che a lui doveva tutto ma che non voleva riconoscerlo. Mentre la stessa Democrazia Cristiana sembra abbandonare al passato il profilo ingombrante del suo fondatore, giudice implacabile da vivo e da morto della decadenza morale del costume politico, Maria Romana, con il sostegno della madre Francesca, che sopravvivrà di molti decenni al marito, si immerge tra le mille carte di famiglia, che raccoglie silenziosa da archivi e fondi pubblici e privati, traendone la prima vera biografia del padre, uscita nel 1964 con il titolo De Gasperi uomo solo. Non solo: al fine di tenere presente la lezione paterna nel discorso pubblico italiano, per anni pubblica raccolte di documenti, saggi e interviste. Grazie a lei un poco alla volta la lezione degasperiana viene rimessa a disposizione del Paese. Nei primi anni Duemila deposita gran parte delle carte del padre presso gli Archivi storici dell’Unione europea a Firenze: un patrimonio di immenso valore che, se sarà reso definitivamente accessibile agli studiosi senza limitazioni, potrà offrire pagine nuove alla storia del Paese.
Sarebbe sbagliato però ricordare Maria Romana De Gasperi solo come biografa e studiosa, nella sua lunga vita all’attività editoriale accompagna un’intensa attività di animatrice politica. Percorre il Paese incessantemente da Nord a Sud, per parlare del padre e della sua lezione democratica. Che si tratti di scuole, di festival, di istituzioni titolate o di piccole associazioni locali non fa differenza: la sua disponibilità è per tutti. Quanti possono ricordare di averla vista prendere la parola e intrattenere a braccio la folla rapita dai suoi racconti! Non le mancava certo la capacità di narrare e di arrivare al cuore delle persone, grazie anche a quell'eleganza e compostezza che faceva specchio all'immagine del padre. Fino agli ultimissimi tempi, nonostante l'età, non viene meno a questo dialogo con il suo tempo, curando anche la rubrica settimanale su “Avvenire” a cui tanto teneva. E quando l’età avanza e le energie iniziano ad abbandonarla, anziché scoraggiarsi rilancia, associando a sé nel lavoro la sorella minore Paola e dando alle stampe nuove raccolte documentarie. […]
È difficile dire cosa sarebbe oggi la memoria di Alcide De Gasperi senza l’opera di Maria Romana. Molti studiosi hanno contratto con lei debiti di gratitudine. Io stesso ricordo le parole di stima che ebbe nei suoi confronti Pietro Scoppola a cui fu permesso, per primo, di attingere a carte inedite per la sua opera pionieristica del 1977, La proposta politica di Alcide De Gasperi, che segnò l’inizio di una lenta ma inarrestabile rinascita degasperiana sul piano storico. Ricordo anche alcune piacevoli chiacchierate all'aria fresca di Sella, in Trentino, in quella casetta tra i monti che fu rifugio prima per suo padre e poi per lei, che la volle conservare e tramandare integra con cura e affetto ai figli e nipoti. In quei discorsi all’ombra di un grande faggio centenario non era raro che si finisse a parlare d’Europa. Di quella di suo padre e di quella di oggi. “Oggi, caro padre, abbiamo di nuovo paura che i popoli europei cerchino compromessi invece di unità. Chi dà ai nostri giovani la volontà, il desiderio, la forza di credere e vivere da europei?” La domanda che Maria Romana si poneva (e ci pone) in questo dialogo spirituale col padre può essere considerata il testamento di una donna che ha attraversato un secolo inquieto senza mai rassegnarsi […].
Alcide De Gasperi non poteva avere discepola più seria, devota e tenace.