Venerdì 7 maggio, 17.30 - Conferenza Zoom
De Gasperi ed il protocollo
italo-belga “uomo-carbone”
Con il prof. Giuseppe Tognon
CONFERENZA INTERNAZIONALE (in lingua francese)
Nella ricorrenza del 75° anniversario dell’accordo italo-belga, Le Bois du Cazier, il sito culturale di Marcinelle (Belgio) che conserva e tramanda la memoria di una delle più importanti aree industriali e minerarie d’Europa, organizza in collaborazione con la Fondazione una conferenza per ricordare come il lavoro e la libera circolazione dei lavoratori sia stata, sin dalle origini, uno dei pilastri dell’integrazione europea.
Due grandi ricorrenze – il 75° anniversario dell’accordo italo-belga cosiddetto “uomo-carbone” e la Festa dell’Europa del 9 maggio – diventano l’occasione per proporre al pubblico un momento di approfondimento e riflessione che guarda oltre i confini nazionali.
Nasce così la conferenza internazionale intitolata “De Gasperi ed il protocollo italo-belga “uomo-carbone”, fortemente voluta da Le Bois du Cazier, il sito culturale a sud di Charleroi (Belgio) che conserva e tramanda la memoria di una delle più importanti aree industriale e minerarie d’Europa, e organizzata con la collaborazione della Fondazione.
Relatore dell’incontro, infatti, sarà proprio il Presidente della Fondazione, il prof. Giuseppe Tognon, chiamato a illustrare il ruolo della circolazione delle persone e del lavoro nella visione europea di De Gasperi e a fare il punto circa le promesse mantenute e anche le mancate realizzazioni di questa “Europa del lavoro”.
Al pari del Museo Casa De Gasperi di Pieve Tesino, anche Le Bois du Cazier dal 2018 è stato riconosciuto con il Marchio del Patrimonio europeo. Due realtà apparentemente distanti, che hanno però scoperto di avere numerosi punti di contatto.
Uno dei più evidenti è legato al fatto che nell’immenso impianto minerario del Bois du Cazier dalla fine degli anni Quaranta trovarono impiego centinaia di minatori giunti dall’Italia in virtù di un trattato siglato nel giugno del 1946 e frutto del secondo Governo guidato dallo statista trentino.
Un accordo controverso, la cui valutazione, a distanza di anni e alla luce delle realizzazioni (a tratti drammatiche) che ne sortirono, diviene un’occasione per interrogarsi sulla distanza che talora si può ravvisare nella storia tra la visione europea dei Padri fondatori e le concrete vicende che, nel bene e nel male, hanno fatto l’Europa.
L’accordo italo-belga del 1946, oggetto in seguito di successive integrazioni e precisazioni, prevedeva infatti che il Belgio accogliesse migliaia di lavoratori italiani nelle miniere di carbone belghe e assicurava all’Italia un’importante fornitura di carbone, proporzionale al numero di minatori inviati. In questo modo, il Belgio superava la carenza di manodopera che ne stava rallentando la ripresa industriale, mentre l’Italia, Paese sconfitto nella seconda guerra mondiale e che versava in condizioni economiche disastrose, trovava una valvola di sfogo alla dilagante disoccupazione che caratterizzava il dopoguerra e si garantiva una materia prima indispensabile alla Ricostruzione.
Ma all’ombra dei trattati si aprirà il dramma di migliaia di lavoratori, che si troveranno ad affrontare durissime condizioni di vita e di lavoro, che susciteranno vane critiche dello stesso governo De Gasperi e saliranno drammaticamente alla ribalta alcuni anni dopo la sua morte, quando un incendio scoppiato nella miniera del Bois du Cazier di Marcinelle perderanno la vita 262 persone, tra cui ben 136 immigrati italiani.