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L'opera di Gregolin

L'opera di Gregolin

L’Arte e la Musica per aiutare il mondo

SOQQUADRO

 

L’opera di Antonio Gregolin, artista e giornalista, reporter in molti conflitti internazionali, nasce realizzata nelle prime ore dell’occupazione russa, per esprimere sconcerto, delusione e critica rispetto all’incapacità dell’umanità di prendere coscienza della propria fragilità e superare il modello autodistruttivo della violenza.

Con un linguaggio artistico asciutto e diretto, usa la simbologia per presentare questo messaggio.
Pietre e missili, per dire preistoria e modernità, dal medesimo significato: la connaturata violenza distruttiva. Fattori antichi e contemporanei, che costituiscono il lato oscuro dell’uomo di sempre, che dalla nostra quotidianità si sedimentano sul fondo del nostro animo.
I colori sono quelli dell’Ucraina, con un mare che contiene però tutti i drammi della storia contemporanea. Il giallo della barca, è quello evocato dal messaggio altrettanto simbolico di papa Francesco: «Siamo tutti sulla stessa barca!». Una barca dell’umanità che scolora fino a rivoltarsi. Da qui il titolo di “Soqquadro” con la medesima barca rovesciata che vede colare a picco i simboli europei, e un’altra stella “rossa” che si credeva ormai superata.
In questa fuoriuscita, anche le lettere che vanno a comporre via via sempre più sbiadite, la parola Siria e Iraq: tragedie presto dimenticate. Emblematica la “Z” che si trova nella parte alta dell’opera, che evoca quella visibile sui mezzi militari delle forze russe. I missili sul fondo infine, hanno intenzionalmente una forma fallica che si calcifica con le pietre, perché la matrice della violenza è la medesima di sempre. Ma è la nostra scarsa memoria, a indurci a ripetere gli stessi errori, spinti dagli istinti e fame di distruzione, che seguita a metter a “soqquadro” la nostra fragile umanità.

soqquadro def

 

Nel suo biglietto da visita, il vicentino Antonio Gregolin scrive: “Giornalista e altro”.
Figura poliedrica, unisce un animo da cronista e uno da artista. Da oltre 30 anni scrive per testate locali e nazionali. È stato inviato in svariati scenari di guerra: Bosnia, Kosovo, Israele, Libano, Moldavia.. ed è stato tra i primi inviati della stampa internazionale a raccontare da New York l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001.
Ad ogni suo rientro ha sempre associato una o più opere artistiche sul tema. Ha all’attivo mostre nazionali e iniziative originali. Impegnato nel sociale non ama le categorie, e predilige spazi aperti “perché la cultura non ha e non deve avere confini.”

 

 

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